La co-creazione nella progettazione di sistemi sanitari sostenibili ed efficienti
Il 23 dicembre 1978, quarant’anni fa, in Italia, entrava in vigore la legge 833 che ha istituito il Servizio sanitario nazionale (SSN), il primo servizio universalistico di garanzia delle cure voluto dal Ministro della Sanità Tina Anselmi.
Dal 1978 al 2016 la speranza di vita degli italiani è salita di 11 anni (da 73,7 a 84,5 anni) e la mortalità materna e infantile sono crollate significativamente, passando quest’ultima dal 16 al 3 per mille. Nessun Paese europeo ha sperimentato un cambiamento simile. Col SSN, l’Italia è entrata nel novero dei Paesi più avanzati al mondo per i livelli di assistenza erogati alla popolazione.
Oggi il Sistema sanitario nazionale italiano è in crisi e, ciò nonostante, è il quarto migliore al mondo. Le criticità che si dovranno affrontare per mantenere un servizio adeguato sono molte: finanziamenti insufficienti, disomogeneità territoriale dei servizi e delle cure forniti (soprattutto tra Nord e Sud), l’invecchiamento della popolazione e il conseguente aumento delle cronicità e all’arrivo sul mercato di farmaci innovativi e tecnologie ad altissimo costo che metteranno ulteriormente alla prova la sostenibilità complessiva del Sistema.
In tutto il mondo vi è una crescente consapevolezza della necessità di adeguare i sistemi di assistenza sanitaria e prepararli ad affrontare le sfide del XXI secolo. Una risposta a queste sfide potrebbe essere un approccio collaborativo tra le parti per affrontare i problemi da più punti di vista, creando sistemi sanitari più inclusivi ed efficienti.
In un paese dalle tante contraddizioni come gli Stati Uniti, in cui coesistono le più avanzate tecnologie mediche e gran parte della popolazione che non ha accesso neanche alle cure di base, si sta parlando di un approccio che potrebbe essere utile per delineare un nuovo corso, più accessibile, per la Sanità statunitense e, in generale, utile per affrontare le molteplici sfide che affliggono i sistemi sanitari contemporanei.
Questo nuovo approccio viene definito “co-creazione dei sistemi sanitari” e consiste nel coinvolgimento di istituzioni, professionisti della salute, pazienti, fornitori e altre parti interessate in nuovi ruoli, relazioni e pratiche collaborative, processi decisionali condivisi e attività interprofessionali e multidisciplinari. Un esempio è la cooperazione tra medici, infermieri, dietologi, podologi e altri professionisti nella cura dei pazienti con diabete. (Fonte: AMA Journal of Ethics)
Un forma di co-creazione è quella che cerca di estendere il ruolo dei pazienti o degli utenti dei servizi nei contesti clinici e fuori, incoraggiando la loro partecipazione ai processi di cura o alla progettazione di servizi. Un esempio di questo viene dal Regno Unito, dove nel contesto del Servizio sanitario nazionale, alcuni pazienti con patologie croniche sono stati incoraggiati all’ “autogestione”, a prendere parte in alcuni processi decisionali e a gestire un budget per le cure personali.
La co-creazione può anche comportare cambiamenti strutturali di ampia portata, come le partnership che mettono insieme ruoli clinici e istituzionali, per esempio situazioni in cui professionisti da diverse discipline si riuniscono per lavorare con professionisti del settore pubblico o soggetti interessati della comunità.
Ma quali potrebbero essere le difficoltà di tale approccio?
Un problema potrebbe essere riuscire a trovare un terreno comune di azione tra coloro che sono coinvolti nella co-creazione di processi sanitari e nella progettazione di servizi. Le persone coinvolte potrebbero infatti avere idee diverse.
Raggiungere, gestire e mantenere una certa convergenza di scopi e di valori è quindi una sfida chiave per la co-creazione di sistemi sanitari. Per questo è fondamentale che sia presente un organismo centrale, come potrebbe essere, per esempio, il Ministero della Salute in Italia, che detti le linee guida e gli obiettivi da perseguire.
Un altro fattore da tenere in considerazione è la diversità dei contesti, sia per quanto concerne le condizioni politiche, economiche e socioculturali, sia riguardo alla disponibilità dei pazienti e alle loro effettive capacità di partecipare ai processi decisionali.
Tenendo conto di tali diversità, la co-creazione dovrebbe coinvolgere i cittadini, i pazienti, gli operatori sanitari, i responsabili delle politiche sanitarie e le altre parti interessate, e riunirli per discutere i punti chiave dell’impostazione dell'agenda sanitaria.
Negoziare i processi di partecipazione e rappresentanza sarà quindi una sfida chiave per coloro che cercheranno di promuovere la co-creazione dei sistemi sanitari. Saranno necessari approcci alla valutazione che bilanciano le diverse opinioni e gli interessi di più gruppi.
Inoltre, la co-creazione potrebbe trasformare il ruolo professionale dei medici, sfidandoli a confrontarsi con prospettive diverse all'interno e all'esterno del contesto clinico. Per esempio, quando i pazienti presentano complicate comorbilità fisiche e mentali che sono causate e sostenute da condizioni economiche e sociali avverse, un'assistenza efficace potrebbe richiedere una combinazione di contributi medici, psichiatrici e di assistenza sociale.
Offrendo ai medici la possibilità di riconsiderare gli scopi della loro professione e ai pazienti di far sentire la loro voce, la co-creazione potrebbe essere una nuova piattaforma comune per considerare la medicina in termini molto più ampi di quelli attuali, combattere le disuguaglianze sociali e trasformare le inadeguatezze dei sistemi sanitari di vecchia data.