La Mozione Fnomceo per un rinnovamento nella formazione in Medicina in Italia
L’ipotesi dell’abolizione del numero chiuso per la Facoltà di Medicina e Chirurgia in Italia, parte di una bozza del disegno di legge di Bilancio 2019 pubblicata in ottobre 2018, e il dibattito creatosi attorno a questa proposta, ha portato l’attenzione di molti su un possibile e auspicabile rinnovamento della formazione in Medicina in Italia.
Tra chi propone di “risolvere” il problema della futura ma imminente carenza di medici e professionisti sanitari e della cosiddetta gobba pensionistica del 2030, semplicemente aumentando il numero di iscritti al primo anno, e chi ritiene che il problema vada affrontato prendendo di petto la situazione critica della Sanità italiana, tutti concordano sul fatto che oggi, in Italia, il percorso formativo di un medico non sia più né adeguato ai tempi né sostenibile.
Alcuni progetti e iniziative che guardano all’estero, come il recente accordo tra la Thomas Jefferson University di Philadelphia e l’Università Cattolica di Roma per il double degree Italia-USA in Medicina e Chirurgia mi portano a pensare che i tempi siano maturi per un cambiamento e che le possibilità siano tante, se si adotta un approccio positivo guidato da competenza e lungimiranza.
Nei giorni scorsi il Consiglio Nazionale della Federazione nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e Odontoiatri (Fnomceo) ha messo nero su bianco una mozione che contiene cinque proposte dirette a Governo e Parlamento per riformare la formazione dei medici. (Fonte: MOZIONE Consiglio Nazionale della FNOMCeO)
La mozione, approvata all’unanimità, ha l’intento di far fronte alla grave carenza di specialisti e di medici di medicina generale prevista già nei prossimi cinque anni e di portare al completamento del percorso di specializzazione i quindicimila medici laureati e abilitati ma bloccati nell’attesa di poter accedere alle scuole e poi al Servizio Sanitario Nazionale.
Filippo Anelli, presidente della Fnomceo, afferma che «possiamo prevedere alcune soluzioni “tampone” alla carenza di medici ma non possiamo dimenticare che gli specialisti sono una grande conquista e un fiore all’occhiello del nostro Servizio Sanitario Nazionale, garanzia per ogni cittadino della qualità del sistema e delle cure».
Le richieste si articolano in 5 punti, con i quali mi ritrovo in completo accordo e che sento di dover condividere:
- di tener conto che l’abolizione del numero programmato non farebbe altro che ingigantire quell’imbuto formativo tra la laurea e la formazione post-laurea che oggi vede migliaia di giovani medici intrappolati per anni in un limbo di inoccupazione;
- di procedere ad una vera riforma del sistema, che veda la formazione diventare un unicum dall’ingresso in Medicina fino al diploma di specializzazione o al diploma di formazione in Medicina generale, che potrebbe essere anticipata da un percorso, durante gli ultimi anni delle superiori, che vada a far parte del curriculum e dia crediti per l’accesso a Medicina e veda la ristrutturazione del contenuto didattico del VI anno di corso di laurea ai fini di una evoluzione della laurea in senso abilitante;
- di ampliare ulteriormente il numero delle borse per la Medicina generale e i contratti per la formazione specialistica;
- di effettuare una programmazione efficace, per cui a ogni laurea corrisponda una borsa, superando l’attuale sistema in modo che tutti gli studenti che entrino nel percorso possano proseguirlo (se giungono alla laurea) e ne possano uscire con un diploma di formazione post-laurea;
- di far sì che il titolo di medico di Medicina generale, pur nella peculiarità del corso, che deve essere triennale e che non può prescindere dal ruolo degli Ordini, sia definito una specializzazione.