La libertà di diventare medico
È di qualche settimana fa, 16 ottobre 2018, la notizia dell’abolizione del numero chiuso alla facoltà di Medicina e Chirurgia in Italia, poi smentita il giorno stesso da Ministero della Salute, Miur e Palazzo Chigi: “si tratta di un obiettivo politico di medio periodo per il quale si avvierà un confronto tecnico con i Ministeri competenti e la Conferenza dei Rettori delle Università Italiane (CRUI), che potrà prevedere un percorso graduale di aumento dei posti disponibili, fino al superamento del numero chiuso”.
Mi vorrei inserire in questo dibattito parlando del mio personale punto di vista sulle possibilità che hanno i giovani di diventare medici al giorno d’oggi e mettendo a confronto il sistema universitario Statunitense, nel quale lavoro, e quello Italiano, dal quale vengo.
Della possibilità di facilitare l’accesso ai corsi di Laurea in Medicina si era già parlato recentemente, non in Italia. Il 16 agosto 2018, la New York University ha annunciato di voler rendere gratuito il percorso di studi della facoltà di medicina. Il passaggio durerà circa undici anni, quelli necessari per raccogliere i fondi per finanziare l’operazione. Tutti gli studenti, indipendentemente dalla loro situazione finanziaria, riceveranno borse di studio pari a 55 mila dollari annuali che copriranno integralmente la retta.
Si tratta di un passo importante nella storia dell’istruzione americana, tanto che quando ho appreso la notizia, la mia prima reazione è stata di positivo stupore.
La decisione della New York University viene in seguito all’osservazione dei dati sul numero di medici occupati nell’ambito della medicina di base negli USA. Negli Stati Uniti, negli ultimi vent’anni, il numero di laureati in medicina è precipitato e, tra i neolaureati, in pochissimi scelgono di intraprendere una carriera nella Primary Care (il nostro medico di famiglia).
Si ritiene che il costo elevatissimo della formazione in ambito medico sia uno dei principali responsabili di questo declino: investire economicamente negli studi è un vero sacrificio e chi decide di indebitarsi per studiare medicina di solito è più propenso a scegliere carriere nelle specialità più redditizie, come ortopedia, chirurgia estetica e cardiologia, o a esercitare la professione negli Stati più ricchi, piuttosto che nei territori rurali. Infatti, secondo alcuni dati del 2017 sulla retribuzione dei medici, gli specialisti guadagnano in media 316 mila dollari lordi l’anno, il 45,6% in più rispetto ai medici di base che in un anno guadagnano in media 217 mila dollari. (Fonte: Physician Compensation Report, Medscape)
Il risultato è che negli Stati più poveri del Paese e, in particolare, nei territori rurali si osserva una gravissima carenza di medici di base, che rischia di diventare drammatica nel prossimo decennio.
Un sondaggio effettuato dall' Association of American Medical Colleges (AAMC) ha evidenziato che nel 2016 circa il 74% dei neolaureati in medicina aveva contratto un debito con le banche per finanziare il costo della retta universitaria e che i livelli di indebitamento medio per i laureati negli ultimi anni sono cresciuti notevolmente: da circa 125 mila dollari nel 2000, a 190 mila dollari nel 2016. (Fonte: Association of American Medical Colleges AAMC)
L’abbattimento delle rette da capogiro, proposta dalla New York University, è sembrata dunque una soluzione sensata per ovviare alla scarsità di medici impegnati nell’assistenza primaria, come medicina di base, pediatria, medicina interna.
Non so se negli Stati Uniti la gratuità della formazione universitaria in medicina aiuterà a migliorare l’assistenza sanitaria di base. Tuttavia ritengo che sia un movimento positivo verso sistemi universitari e sanitari più equi. L’istruzione non dovrebbe essere impedita o limitata dal censo, tanto meno in una nazione così ricca.
Una scelta così importante come quella di diventare un medico non dovrebbe essere influenzata da calcoli di spesa e profitto personale. Quello del medico è un mestiere che richiede delle capacità straordinarie di apprendimento, motivazione e dedizione, e una grande umanità: qualità non così comuni.
Se negli Stati Uniti per accedere alle facoltà di Medicina si deve superare un processo di selezione lungo e rigoroso, in cui vengono valutati non solo il CV scolastico a partire dalle scuole elementari ma anche la personalità del candidato, in Italia, invece, l’accesso avviene tramite dei quiz di sbarramento che poco hanno a che vedere con una valutazione basata sulle qualità umane dello studente.
Il risultato è che in Italia spesso si decide di studiare Medicina senza sentire il peso e la responsabilità di questa scelta: si entra all’Università se si supera una serie di quiz in cui contano le doti mnemoniche e forse anche la fortuna e, talvolta, si portano avanti gli studi senza fermarsi a riflettere su se stessi e sul valore del proprio ruolo futuro nella società.
Non credo che la decisione di abolire il test d’ingresso alla facoltà di Medicina in Italia sia una scelta corretta.
Se il motivo alla base di questa proposta è la crescente necessità di medici, avere più studenti iscritti non sarà una soluzione. Se non si faciliterà l’accesso alle specializzazioni e se non saranno previste nuove assunzioni con contratti stabili, e in generale, se non si renderà il Servizio Sanitario Nazionale più sostenibile, gli studenti di medicina avranno serie difficoltà a inserirsi nel mondo del lavoro una volta concluso il loro ciclo di studi.
In secondo luogo, proprio perché la professione del medico è complessa e particolare, selezionare è giusto se lo si fa nel modo corretto. Forse in Italia possiamo importare qualcosa dall’estero, sottoponendo gli studenti a test selettivi che siano più attenti al curriculum scolastico, alla motivazione e alle attitudini personali dei candidati, invece che decidere di abolirli.
Se negli Stati Uniti sarà importante abbattere le barriere economiche, in Italia sarà necessario selezionare gli studenti in base al merito e alle qualità umane, e permettere ai giovani medici di avere un lavoro stabile e dignitoso.
Un Servizio sanitario in cui lavorano medici non solo capaci, ma selezionati per la loro passione e che mettono sempre di più al centro la salute delle persone sarà certamente anche più efficiente.