Diritto alla cura e sostenibilità economica: sono necessariamente incompatibili?
“Essentially we have universal health care in this country, for one organ in your body – it’s like your kidneys, and only your kidneys, are Canadian”
“Sostanzialmente, negli Stati Uniti, abbiamo l’assistenza sanitaria universale per un solo organo del nostro corpo – è come se i tuoi reni, e solo quelli, fossero canadesi”: John Oliver, comico e presentatore dello show “Last Week Tonight”, esprime in una sola battuta uno dei tanti paradossi del sistema sanitario statunitense.
L’emodialisi, il trattamento necessario per la sopravvivenza dei pazienti con grave insufficienza renale, fu introdotta negli Stati Uniti nel 1960. All’epoca, visto il costo elevatissimo della terapia, e il numero assai limitato di reni artificiali, solo un piccolo numero di pazienti poteva usufruire del trattamento, e la scelta di quali persone avessero la precedenza era molto problematica dal punto di vista etico. Perché un essere umano dovrebbe avere più diritto alla vita di un altro?
Per trovare una soluzione al problema, due anni dopo, nel 1962, il Seattle Artificial Kidney Center incaricò un comitato di medici, infermieri, esponenti della società civile–un avvocato, un uomo di religione, una casalinga, un funzionario del governo, un impiegato di banca, un operaio– di sviluppare un sistema di assegnazione per i trattamenti di dialisi.
“The God Committee” (il Comitato di Dio, così venne definito da una giornalista Americana) per anni ebbe il potere e la responsabilità di decidere chi avrebbe ricevuto l’emodialisi e chi no; in pratica, chi sarebbe vissuto e chi sarebbe morto.
Il Comitato era solito prendere in considerazione quello che da loro fu definito il “valore sociale” della persona, come lo stato civile e patrimoniale, la natura del suo impiego, l'istruzione, la frequentazione della chiesa, il numero di bambini a carico e le probabilità di ricominciare a lavorare dopo la malattia. Ma la domanda che mise in crisi il comitato fu questa: doveva essere salvata la persona che contribuiva di più al benessere della società o quella la cui morte avrebbe imposto un peso ad essa, per esempio, considerando il numero di bambini a carico lasciati senza cure o risorse economiche?
La questione etica era ben più profonda e complessa. Non era legittimo che a un gruppo di uomini fosse concesso, come a Dio, il potere di decidere per la vita o la morte di un’altra persona. Tutti gli individui devono avere gli stessi gli stessi diritti, salute e vita in primis.
Nel 1967 fu creato un nuovo Comitato, presieduto dal famoso nefrologo Carl Gottschalk, che suggerì di predisporre finanziamenti del Governo Federale per il trattamento di tutti i pazienti con insufficienza renale, indicando come pazienti adatti per la dialisi solo quelli più giovani di 54 anni.
Con forse troppo ottimismo, il Comitato stimò che circa un paziente su cinque con insufficienza renale rientrasse nella categoria di pazienti adatti. I tassi d’insufficienza renale erano tuttavia molto più elevati, e dieci anni dopo, nel 1972, il presidente Nixon optò per una mossa risolutiva e dirompente: con la legge 92-603 si stanziava una consistente parte del fondo Federale alla Sanità per estendere la terapia dell’emodialisi, con sussidio a vita, a chiunque fosse affetto da insufficienza renale cronica. Da quel momento la dialisi divenne l’unico trattamento garantito a tutti su base universale negli Stati Uniti. (Fonte: AMA Journal of Ethics)
Nel 2016 il numero dei pazienti che hanno beneficiato del trattamento di emodialisi negli Stati Uniti sono stati 500 mila –erano solo diecimila al tempo di Nixon– con una spesa pari all’1% del bilancio pubblico degli USA.
Vi ho raccontato questo episodio, unico nella storia della medicina degli Stati Uniti, perché credo che sia indicativo di una delle grandi battaglie etiche che cerco di portare avanti, come cittadino americano di adozione. La salute è un diritto universale degli individui ed è dovere delle Nazioni impegnarsi per garantirlo.
Sono tanti oggi negli USA i sostenitori di un'assicurazione sanitaria nazionale universale che garantisca il completo accesso alle cure nei casi di emergenza, per le malattie croniche, per la salute mentale e dentale.
Gli obiettivi universali della medicina possono sembrare incompatibili con un sistema di assistenza sanitaria integrata come quello statunitense, progettato per controllare costantemente e rigorosamente i costi. Tuttavia sono convinto che un cambiamento di rotta e di visione sia possibile: è già iniziato con il presidente Obama e, in futuro, dipenderà dal valore che si darà al profitto rispetto alla sostenibilità a lungo termine e alla prevenzione, dall'integrità del giudizio dei medici e da norme governative in grado di prevenire gli abusi e migliorare la qualità dell'assistenza.
Un elemento preoccupante per la salute dei cittadini americani oggi è il sempre più elevato costo dei farmaci. I prezzi dei farmaci negli Stati Uniti sono più elevati che in ogni altro luogo del mondo perché, a differenza della maggior parte degli altri Paesi, il Governo USA non esercita il proprio potere d'acquisto per contenerli.
Negli Stati Uniti, uno dei Paesi più ricchi del mondo, molte persone ancora muoiono perché non hanno le risorse economiche per potersi curare. Sono convinto che esistano delle alternative al sistema attuale. Diritto alla cura e sostenibilità economica non sono necessariamente incompatibili.