Riduzione degli sprechi in ambito sanitario
In tema di sostenibilità della sanità globale e di come potremo raggiungere traguardi quali l’accesso universale alle cure negli Stati Uniti, un importante contributo scientifico è stato espresso nel 2012 da Howard Brody (M.D, Ph.D., Università del Texas) in uno degli articoli più illuminanti che mi sia capitato di leggere negli ultimi dieci anni in tema di politica sanitaria.
From an Ethics of Rationing to an Ethics of Waste Avoidance, già dal titolo, propone un cambiamento di approccio al problema della sostenibilità del sistema sanitario statunitense: passare dalla logica del “contenimento”, al concetto di riduzione degli sprechi in ambito sanitario, in altre parole, test diagnostici, terapie e interventi, anche molto costosi, che possono essere considerati non risolutivi, se non del tutto inutili (e a volte addirittura dannosi), per la salute dei pazienti.
Howard Brody ritiene che lo spreco di risorse negli Stati Uniti rappresenti almeno il 30% del budget sanitario e che sia un importante fattore di aumento del costo per la spesa sanitaria dei cittadini e del Governo.
La riduzione degli sprechi si inserisce nella più ampia questione del trovare sistemi più equi per allocare risorse oggi assai scarse. Le procedure di misurazione dei risultati, per esempio, la registrazione delle variazioni dell’invecchiamento o della mortalità, o approcci procedurali, come un maggiore impegno dei medici nel comunicare ai cittadini i rischi di cure non necessarie, possono aiutare un processo già in atto che ha come obiettivo l’accesso universale alle cure e la sostenibilità dei sistemi Sanitari.
Interventi sanitari inutili possono essere prescritti dai medici non solo per rispondere alla richiesta dei pazienti, ma anche per abitudine o per interessi personali, o sulla base di evidenze scientifiche errate, oppure, come accade sempre più spesso, per la cosiddetta medicina “difensiva” con cui il medico cerca di proteggersi dal rischio di cause legali. La riduzione degli sprechi rientra nell’ambito dell’etica professionale del medico: la responsabilità che ha nei confronti dei pazienti e il valore da restituire, e il tempo da dedicare, al rapporto umano con essi.
Sono almeno 135 gli interventi medici –tra test, trattamenti e altre procedure, molte utilizzate da decenni– identificabili come quasi sempre inutili e spesso dannosi. La lista è stata realizzata nel 2013 da un gruppo di medici professionisti specializzati in 17 ambiti diversi, per la campagna Choosing Wisely, promossa da the American Board of Internal Medicine’s Foundation.
La mission di Choosing Wisely è promuovere il dialogo tra medici e pazienti, aiutando quest’ultimi a scegliere procedure che siano avvalorate dall’evidenza scientifica, non ripetitive di altri test o trattamenti già effettuati, non dannose e veramente necessarie. Seguire questi semplici consigli, consentirebbe un risparmio di miliardi di dollari l’anno.
Per troppo tempo è stato sottovalutato quanto si spende negli Stati Uniti per test diagnostici e trattamenti che non offrono vantaggi concreti e misurabili. Il reindirizzare anche solo una parte di quel denaro potrebbe ampliare la copertura per terapie utili a tutta la popolazione, riducendo al tempo stesso il tasso di aumento del costo complessivo della Sanità.
I cittadini americani avrebbero accesso a tutte le prestazioni mediche e ospedaliere di base, a programmi di prevenzione, di assistenza, di salute mentale e riproduttiva, nonché alla prescrizione e fornitura di farmaci.
Due sono le argomentazioni principali che sostengono l’etica della riduzione degli sprechi. Per prima cosa, tutti i cittadini dovrebbero avere diritto a prestazioni sanitarie necessarie, anche se costose, e dovrebbero essere azzerate le risorse impiegate per trattamenti inutili per pochi, che compromettono la possibilità di cura per molti.
In secondo luogo, test e trattamenti che non servono possono causare danni: per fare un esempio, test diagnostici prescritti con leggerezza possono restituire dei risultati falsamente positivi, che potrebbero distogliere l’attenzione del medico curante dal problema reale.
L’articolo di Howard Brody chiude con una domanda: sapranno i medici statunitensi essere all’altezza della situazione, impegnandosi a proteggere i loro pazienti dai danni alla salute e, nello stesso tempo, a garantire cure accessibili per tutti nel prossimo futuro?
Ritengo che la riduzione degli sprechi riguardi tutti, e non solo la comunità di medici e cittadini degli Stati Uniti. Anche nei Paesi in cui la Sanità è garantita e universale, come in Italia, il problema della scarsità delle risorse sta mettendo a dura prova la sostenibilità del nostro Servizio Sanitario Nazionale.
Con l'avanzare della tecnologia medica, i costi saranno sempre più elevati e, senza un cambiamento nella gestione delle risorse economiche, presto non sarà possibile sostenere la spesa per le terapie di base.
La sfida etica del contenimento dello spreco di risorse dovrà essere affrontata presto, in particolare per far fronte a una distribuzione non equa delle risorse sanitarie a livello globale.
Ignazio Marino