Scienza e vaccini
Nel dicembre del 1979 l’Organizzazione mondiale della sanità annunciò ufficialmente l’eradicazione completa del vaiolo, che il direttore generale dell’Oms dell’epoca, Halfdan Mahler, definì come “un trionfo dell’organizzazione e della gestione sanitaria”.
Tredici anni prima, il 1 gennaio 1967, l’Oms aveva lanciato un programma intensivo per sconfiggere il virus, guidato da due approcci diversi: immunizzazione di massa e sistemi di sorveglianza epidemiologica capaci di rilevare immediatamente e sul campo nuovi focolai. (Fonte: Epicentro ISS)
La mia generazione porta sulla spalla la piccola cicatrice lasciata dal vaccino, una traccia per ricordare come, grazie alla competenza delle istituzioni e al buon senso delle persone, un virus mortale fu definitivamente debellato dalla terra. I bambini nati dopo gli anni ’70 non hanno più avuto bisogno di essere vaccinati grazie alla saggezza della classe dirigente nei decenni precedenti.
È da quella saggezza e dal riconoscimento dei valori della scienza che bisogna partire se si affronta il tema dei vaccini. Da medico e da uomo di scienza sono assolutamente contrario alla sospensione per un anno della sanzione che prevede il divieto di accesso alle scuole dei bambini non vaccinati. Il provvedimento comporta una minore efficacia del decreto sull’obbligo e rischia di rendere vano lo sforzo che si è fatto finora per assicurare le soglie necessarie per la sicurezza di tutta la popolazione.
È un dato di fatto dimostrato dalla scienza che è indispensabile raggiungere una copertura vaccinale molto alta per evitare le epidemie delle malattie infettive, e per questo occorre vaccinare tutti.
Spero che il mio pensiero non sia associato a un particolare schieramento politico, perché il mio è un ragionamento esclusivamente basato sul mio lavoro di medico. Il dovere di chi si occupa di scienza e di sanità è far sì che vengano diffuse, lette e condivise informazioni corrette, avvalorate da fonti serie e autorevoli.
Ultimamente si è parlato molto di morbillo. Anche se spesso viene indicata come una malattia poco pericolosa, il morbillo può in realtà comportare gravissime complicanze. In media fra le persone che contraggono questa malattia, una ogni venti sviluppa una polmonite, una su dieci un’otite, una su 1.000 l’encefalite con gravi conseguenze e una-due su 1.000 è a rischio di morte.
Di contro, i rischi associati alla vaccinazione sono incomparabilmente più bassi: convulsioni febbrili avvengono dopo il vaccino MMR (Morbillo-Parotite-Rosolia) in un bambino ogni 3.000-4.000 vaccinati, mentre la trombocitopenia (condizione caratterizzata da un numero di piastrine nel sangue inferiore alla norma) colpisce in modo transitorio una persona ogni 40.000. (Fonte: Policlinico Sant’Orsola, Università di Bologna).
Solo dall'inizio dell'anno 2018 si sono registrati, ad oggi, 2988 casi di morbillo: un incremento di oltre il 700% rispetto allo scorso anno, in cui i pazienti sono stati circa 392. (Fonte: Walter Ricciardi, presidente dell’Istituto Superiore di Sanità, intervista quotidianosanità)
Se vogliamo attenerci ai dati scientifici, a differenza da quanto dichiarato dal Ministro della Salute, Dottoressa Giulia Grillo, morire di morbillo nei prossimi anni non sarà affatto inevitabile se tutta la popolazione si adopererà da subito per raggiungere una copertura vaccinale adeguata. Se avessimo affrontato il vaiolo con questo stesso tipo di considerazioni oggi quella terribile malattia non sarebbe scomparsa e vedremmo in TV o su Internet immagini di bambini devastati, prima di morire tra atroci sofferenze, da orribili lesioni su tutto il corpo.
Le 12 vaccinazioni obbligatorie (oltre al morbillo, tetano, poliomielite, difterite, epatite B, haemophilus influenzae di tipo b, pertosse, parotite, rosolia, meningite C, meningite B, varicella) sono tutte relative a malattie potenzialmente molto pericolose e purtroppo è facile che si scenda sotto la soglia di sicurezza se sempre meno persone si sottopongono al vaccino.
Mi trovo in totale accordo con il presidente dell'Istituto superiore di sanità, Walter Ricciardi quando ci ricorda che “i vaccini sono uno strumento di prevenzione. Di fronte a dati allarmanti, con tutte le coperture sotto la soglia di sicurezza, è logico che si debba necessariamente intervenire per prevenire nuove epidemie prima che queste esplodano.”
Il Prof. Ricciardi afferma: “Per invertire la rotta si devono riproporre le migliori esperienze a livello internazionale, e, in questo senso, il modello da seguire è quello californiano. Qui, a fronte di un preoccupante calo vaccinale, si è intervenuti introducendo l'obbligo vaccinale senza il quale è impossibile l'iscrizione in tutte le scuole, università comprese.” (Fonte: Walter Ricciardi, intervista quotidianosanità)
Nel nostro Paese possiamo trovare un esempio opposto alla best practice californiana. In Veneto dal 2007 l’obbligo vaccinale è stato sospeso a favore di un sistema di monitoraggio sulle vaccinazioni e un programma di promozione per un’adesione consapevole all’offerta vaccinale. Una decisione che potrebbe apparire in linea con una concezione moderna della sanità, in cui le scelte non vengono rese obbligatorie ma basate sulla razionalità, l’informazione scientifica e il dialogo. Tuttavia il livello di copertura sulle vaccinazioni obbligatorie è oggi insoddisfacente, inferiore al livello critico del 95%, necessario, ad esempio, per l’eliminazione del morbillo.
Riguardo alle varie polemiche e al caos che si è generato negli ultimi tempi, credo che i toni accesi in rete, sui giornali e in Parlamento alimentino solo un guerra vuota, fatta di parole crudeli e improprie.
Seguendo il dibattito Italiano dalla mia Università negli USA, a distanza di migliaia di chilometri, mi sono amaramente ricordato di una trasmissione televisiva italiana di quando ero bambino. Si chiamava “La corrida” e credo che il sottotitolo fosse “dilettanti allo sbaraglio”. Infatti, c’è una distanza incommensurabile tra le opinioni che in molti si sentono autorizzati a divulgare e i fatti scientificamente dimostrati: un dibattito ai confini del teatro dell’assurdo.
Purtroppo oggi, complice un atteggiamento generalizzato che punta a screditare tutto ciò che porta in sé conoscenza ed esperienza, si tende a ribattere alle verità della scienza con opinioni approssimative, che guardano ogni cosa con sospetto e gridano al complotto, come se chi parla, perché competente in materia, avesse sempre un secondo fine.
Medicina e scienza hanno come primo obiettivo la salute delle persone e procedono sempre secondo la prassi del metodo scientifico, con responsabilità e rigore.
Non vaccinare è pericoloso soprattutto per i bambini più deboli come i trapiantati e quindi immunosoppressi in conseguenza all’utilizzo dei farmaci post-trapianto. Questi bambini e le loro famiglie sono i miei pazienti e so cosa vuol dire avere paura di una malattia apparentemente banale ma che per loro può essere mortale.
Dal punto di vista dell’etica stiamo rischiando di porre seri limiti alla libertà individuale e al diritto universale di vivere e di essere sani.
La salute è un diritto universale e la prevenzione è il dovere che tutti hanno nei confronti di se stessi e nei confronti degli altri, per far sì che ognuno sia libero di vivere e di realizzarsi nel pieno delle sue possibilità.
Non vaccinarsi, qualora esistano le possibilità per farlo e i rischi epidemici siano elevati, significa non rispettare un diritto universale.
La legislazione non è in questo caso una “coercizione” come dicono alcuni, ma uno strumento facilitatore per conseguire un obiettivo comune, il diritto alla salute, e per aiutare le persone a orientarsi in una disciplina complessa come la medicina, con semplici procedure, scadenze e regole. Se non fosse così, se la scienza dovesse essere ritenuta non credibile, allora dovremmo allo stesso modo evitare di finanziare gli istituti per i tumori e lasciare che ognuno decida da solo o con consultazioni sui blog e sulla rete cosa fare se colpito da un cancro.
Non tutti hanno gli strumenti o la buona volontà per valutare, e spesso è più facile credere a ciò che si legge su Internet e non ai fatti della scienza, o cedere alla pigrizia e trascurare la propria salute e quella dei propri figli.
I medici hanno oggi il dovere di salvaguardare e riaffermare il valore della scienza, confrontandosi con i cittadini per creare quella alleanza terapeutica necessaria per la cura e, ancora prima della cura, per la prevenzione delle malattie.