Le sfide della sanità: sostenibilità ed efficienza globali
In uno dei miei ultimi interventi su questo blog ho parlato del diritto universale alla cura come la principale sfida della sanità per i prossimi 30-40 anni. Con questo secondo articolo voglio ampliare il discorso e introdurre un altro argomento fondamentale per la salute della popolazione del mondo intero negli anni a venire: la sostenibilità del sistema sanitario.
Da una parte l’aumento dell’aspettativa di vita e la crescita della popolazione over 65 nelle nazioni più ricche, e dall’altra la sempre più ampia richiesta di cure di base nei paesi in via di sviluppo e da parte di coloro che vengono esclusi dai sistemi sanitari a pagamento, ci pongono davanti all’urgenza di ripensare totalmente l’organizzazione della sanità a livello globale.
Vista la complessità del mondo odierno, la strada giusta sarà affrontare il problema con un approccio multidisciplinare e internazionale, che vada oltre le differenze tra i singoli sistemi sanitari e le culture da cui sono nati.
Come ho recentemente affermato in un articolo pubblicato sulla rivista scientifica statunitense Population Health, i sistemi sanitari possono essere giudicati secondo alcuni criteri: qualità, efficienza ed equità.
Questi parametri quasi mai sono in equilibrio. Il Sistema Sanitario Americano (per la maggior parte costituito da strutture private) è in genere molto efficiente per la qualità ma non lo è altrettanto se si guarda all’equità e all’accessibilità delle cure. Negli Stati Uniti, l’aspettativa di vita di una persona che vive in un’area con un determinato codice di avviamento postale può addirittura essere di diversi anni inferiore rispetto a quella di chi vive in un’altra area della Nazione, solo per il fatto che i residenti hanno un reddito più basso. È la dimostrazione più eclatante dell’influenza del denaro anche sulla salute.
Il Servizio Sanitario Italiano e il British National Health Service (per la maggior parte costituiti da strutture pubbliche) sono certamente più inclusivi ed equi, ma in alcuni casi meno dotati rispetto alla sanità americana in termini di innovazione tecnologica.
Un problema comune ai sistemi sanitari in esame tuttavia esiste, ed è la loro sostenibilità a lungo termine, oggi fortemente a rischio a meno che non vengano adottati approcci innovativi e nuove forme di finanziamento.
In un epoca in cui i cittadini del mondo stanno chiedendo maggiore accessibilità ai servizi sanitari di base, il cambiamento delle condizioni mediche, demografiche, tecnologiche e l'impatto dell'austerità finanziaria ed economica creano nuove esigenze e di conseguenza la qualità, l’efficienza e l’equità diventano ancora più difficili da raggiungere.
Negli ultimi anni, tuttavia, le differenze radicali tra sistemi sanitari come quello americano e quello italiano, che nascono sulla base di culture e principî assai diversi, sono divenute meno marcate e coloro che sono responsabili delle decisioni da prendere in questo settore hanno difficoltà comuni.
Mentre negli Stati Uniti uno dei problemi è il sempre più elevato costo delle terapie e delle medicine fondamentali per curare malattie gravi e mortali, in Italia il Servizio Sanitario Nazionale (SSN) si trova a dover far fronte a circostanze molto diverse rispetto al passato.
Il SSN italiano –valutato come il secondo migliore sistema sanitario del mondo dal World Health Organization– fu creato nel 1978 a partire da un principio fondamentale di uguaglianza e diritto alla cura: tutti i cittadini italiani e i residenti stranieri hanno diritto all'assistenza sanitaria e tutti i trattamenti di base sono garantiti.
Se negli ultimi trent’anni il Servizio Sanitario Italiano ha mantenuto sufficientemente alto lo standard dei servizi universalmente accessibili, oggi si trova a dover essere ripensato per adeguarsi ai progressi tecnologici e scientifici, essere in linea con le nuove tendenze demografiche, rispondere all’aumento della domanda e alle grandi questioni di natura bioetica. Tutto questo avendo a disposizione risorse sempre più limitate.
Per affrontare questa grande sfida, il Servizio Sanitario Italiano dovrà compiere progressi in diverse direzioni: prevenzione delle malattie ed efficienza dei servizi; riduzione delle disparità regionali nelle prestazioni sanitarie; formulazione di una politica sanitaria nazionale integrata con le priorità economiche del paese; semplificazione della burocrazia.
Tra le misure che sembrano più urgenti, l'Italia dovrebbe promuovere una maggiore responsabilità e autonomia del personale medico e infermieristico; la creazione di nuovi ruoli professionali; il perfezionamento e l’utilizzo degli strumenti informatici e dei supporti digitali; l'introduzione di sistemi di controllo, di valutazione, di selezione, di accesso alle risorse; e avanzamento delle carriere esclusivamente sulla base del merito.
In generale, la sostenibilità del Servizio Sanitario Italiano dipenderà dalla sua capacità di guidare il cambiamento, risolvendo i problemi a breve termine e pianificando sviluppo e innovazione a lungo termine.
Un cambiamento radicale dovrebbe comportare la trasformazione del Servizio Sanitario Italiano da struttura che spesso genera costi inutili a centro di investimento e promozione dell'eccellenza e dell’efficienza, anche con l'introduzione di una competizione controllata e di formule di collaborazione tra pubblico e privato, ma con le regole dettate dal pubblico e nell’interesse del pubblico.
Dovremmo davvero iniziare a guardare oltre il sistema sanitario, superare i conflitti di interesse e intraprendere un dialogo che investa molti e diversi aspetti della nostra società, dall’alimentazione, all’attività fisica, alla prevenzione (penso ad esempio al dibattito sui vaccini) per uno sviluppo sostenibile per noi stessi e, soprattutto, per le generazioni future.
E dovremo saperlo fare senza perdere di vista il fatto che al centro delle cure deve sempre esserci la persona ammalata e che il diritto alla salute è un diritto fondamentale: noi, Italiani, dovremmo essere orgogliosi di averlo scritto nella nostra Costituzione.