Ignazio Marino: «Il mercato nero dei trapianti si può mettere all’angolo salvando molte vite»
E’ possibile creare un mercato internazionale degli organi che salvi migliaia di vite umane e sia eticamente sostenibile? Si può aumentare il numero di trapianti mettendo all’angolo il mercato nero che sfrutta gli ultimi della terra? E’ una domanda che resterà a lungo senza risposta, ma che a Trento, nel corso del Festival dell’Economia, ha dato vita a un lungo dibattito cui hanno partecipato l’ex sindaco di Roma, Ignazio Marino, in veste di chirurgo esperto di trapianti, e il premio Nobel per l’economia Alvin Roth: “Lo inseguivamo da anni – ha ricordato Tito Boeri – ben prima che nel 2012 si aggiudicasse il Nobel, perché la sua carriera scientifica è una lezione sul metodo degli economisti. Spesso percepiti come persone che lavorano su modelli matematici, che fanno cose estremamente complicate e poco utili. Roth con la sue ricerche e sperimentazioni ha invece dimostrato come con i modelli matematici si possano affrontare problemi concreti e salvare molte vite umane”.
Il punto di partenza è piuttosto semplice: tra Stati Uniti ed Europa ci sono 200mila persone in attesa di trapianto di rene (9mila in Italia), ma solo il 15% dei pazienti riuscirà a essere operato entro un anno. “Il primo trapianto di successo risale al 1954: non dobbiamo dimenticare che siamo di fronte a una disciplina giovane e anche per questo il tema della donazione resta molto delicato” spiega Marino che poi aggiunge: “Ogni trapianto farebbe risparmiare al sistema sanitario o alle assicurazioni 800mila dollari in dieci anni”. Un paziente in dialisi – spiega l’ex sindaco di Roma – costa circa 100mila dollari l’anno con un’aspettativa di vita di circa 10 anni (“anche se per fortuna il dato si sta allungando”), mentre un trapianto costa come un anno di dialisi a cui si aggiungono 10-15mila dollari l’anno di spese mediche: 200mila dollari in 10 anni. Il paradosso è servito: se parlare di donazioni a pagamento è quanto meno rischioso, creare un mercato virtuoso permetterebbe di salvare vite umane riducendo in modo importante i costi per lo Stato. “Sappiamo che molti purtroppo moriranno in attesa del trapianto e allo stesso tempo – prosegue Marino – siamo consapevoli dell’esistenza di un mercato criminale dove broker spregiudicati comprano organi da persone molto povere per venderli ai ricchi malati. Un circolo vizioso e pericoloso”.
“Eppure – ha detto Roth – il rene è un organo speciale, perché può essere donato da una persona in vita”. E su questa base l’economista americano, esperto della teoria dei giochi ha creato un modello matematico che punta a incrociare domanda e offerta da donatori viventi: “A Toledo, nello stato dell’Ohio – ricorda Roth – abbiamo ospitato per la prima volta nel 2007 una coppia filippina che non poteva permettersi il trapianto nel proprio Paese. L’intervento è stato possibile grazie ad un organo donato da un americano, mentre la moglie del paziente filippino ha donato a sua volta un rene non al marito, che non era compatibile, ma ad un altro paziente americano, il cui parente l’ha donato ad un paziente messicano e così via. Abbiamo avviato una catena per quel gruppo sanguigno che ha già interessato 11 coppie, salvando delle vite umane”.
“Sono quelli che chiamiamo donatori samaritani, ma l’esperimento condotto da Roth – dice il chirurgo genovese – ha dimostrato di essere sostenibile anche dal punto di vista economico”. Il nodo da sciogliere è dunque quello dell’incentivazione dei donatori per superare il limite della compatibilità: “Volendo donare un rene a un amico e trovandosi incompatibili, può accadere che dall’altra parte del pianeta ci sia una persona compatibile che ha bisogno. Se riuscissimo ad aiutare questo scambio otterremmo risultati enormi”. Tra le ipotesi sul piatto Marino spiega che in alcuni Paesi, come gli Usa o la Gran Bretagna, ci si interroga sul ruolo degli incentivi e non si esclude che lo Stato possa coprire le spese per il funerale in cambio della donazione di un organo, “oppure come accade in Israele si potrebbe garantire una corsia preferenziale ai malati in attesa di trapianto che precedentemente si sono dichiarati donatori. Il vero nodo, però, resta etico: è giusto dare incentivi per un organo? Va fatto in un modo che non si lasci spazio al mercato nero. Quello che ci ha mostrato Roth è un sistema trasparente e può togliere ossigeno ai trafficanti”.
Articolo originale su Business Insider Italia